Trekking Tam 2021 all’Elba: Isola di Pietra e di Ferro

Sommario del Gruppo TAM all’Isola d’Elba

Come l’articolo è suddiviso

Introduzione

Chilometri e chilometri di muretti a secco, un’opera titanica che ha definito l’aspetto dell’Isola d’Elba, modellata a terrazzamenti per la coltivazione della vite, per secoli la principale risorsa insieme alle miniere di ferro.

Un’opera gigantesca che ancora sopravvive in parte, nonostante l’abbandono dei vigneti in altura, la manutenzione che non si fa più, la macchia mediterranea che ha ripreso rigogliosa gli antichi terrazzi. Oggi l’isola che dal traghetto ci viene incontro è tutta verde di boschi, mentre nelle antiche fotografie appare in gran parte terrazzata e coltivata a vite.

Un’isola di contadini e minatori, con i borghi arroccati per difesa dalla pirateria, che si sono sviluppati in pianura e lungo le coste solo alla fine del Settecento, scomparsa la minaccia dei pirati. I pescatori sono arrivati tardi, per lo più dall’isola di Ponza (Lazio), alla ricerca di nuove aree di pesca.

A partire dagli anni sessanta del ‘900 un prepotente sviluppo turistico ha fatto dell’Isola d’Elba, la più grande dell’Arcipelago Toscano e la terza per estensione delle isole italiane, una destinazione di vacanze molto nota e molto frequentata, rappresentando oggi una delle voci economiche più importanti. Ma già i Romani apprezzavano la villeggiatura sull’isola, come testimoniano le ville ritrovate a Portoferraio e a Cavo.

Il nostro gruppo TAM arriva a destinazione sabato 9 ottobre. A Piombino, in attesa del traghetto, incontriamo Fabio, Accompagnatore sezionale della sezione CAI di Livorno, ottimo conoscitore dell’isola, che sarà con noi alcuni giorni, coadiuvando le guide e la nostra organizzatrice Michela nella gestione del numeroso gruppo (siamo 35). Raggiungere un’isola comporta qualche tempo aggiuntivo rispetto alla terraferma, infatti, sbarcati a Portoferraio, ci aspetta una buona ora di autobus di strada tortuosa per raggiungere l’hotel Belmare di Patresi, sulla costa occidentale elbana.

Ma il mattino seguente, domenica, apprezziamo interamente la magnifica posizione dell’hotel: di fronte a noi l’isola di Capraia e la costa nord della Corsica, che la sera ci appare illuminata e vicinissima.

Incontriamo la guida escursionistica che ci accompagnerà durante la settimana, Patrizio, che con il collega Alessandro che ci raggiungerà giovedì, ci introduce alla conoscenza dell’isola. La cooperativa Pélagos con la quale ambedue collaborano svolge importanti attività di monitoraggio ambientale e di ricerca in appoggio ad Università e organismi per la tutela dell’ambiente e del mare, oltre ad una considerevole attività didattica con le scuole.  Forse è proprio la consuetudine alla comunicazione con bambini e ragazzi che rende la loro spiegazione, competente e appassionata, anche molto fresca, spontanea e ricca di fantasia, nel sonante accento elbano che è un piacere ascoltare.

Isola di Pietra

Fin dalla prima escursione sul sentiero per il Santuario di Santa Maria del Monte intravediamo massi di granito dalle forme più varie avvicinandoci alla vedetta del Masso dell’Aquila.

Percorrendo il sentiero 150 da Patresi a Marciana Marina troviamo i massi di granito forati ed erosi dai cosiddetti “tafoni”, cavità tondeggianti a volte delle dimensioni di una grossa bacinella.  Ma la vera meraviglia sarà il sorprendente sentiero costiero di Punta Sant’Andrea, il cui granito è punteggiato di grossi cristalli di ortoclasio, una particolarità unica, dovuta al lento raffreddamento di un magma dall’alto contenuto di potassio che ha permesso la formazione dei megacristalli.

Durante la gita in barca lungo la costa sud-orientale vediamo le tondeggianti formazioni di “pillow lavas”, cuscini di lava, originati dal raffreddamento rapido della lava (l’isola ha 7 milioni di anni), alternati ad arenarie e calcare. Il massiccio granitico del Monte Capanne, la vetta più alta (1019 mt), fa da sfondo ai caprili delle Macinelle (ricoveri pastorali, piccole costruzioni rotonde in pietra a secco).

Il gigantesco monolito di Pietramurata, enorme masso di granito cui è addossato il piccolo caprile, è quasi un balcone di fronte al panorama amplissimo sulle isole del Giglio, Montecristo, Pianosa, la costa toscana, il sottostante paese di San Piero in Campo, il paese degli scalpellini, noto fin dall’antichità per le cave di granito.

Isola di Ferro

La testimonianza più impressionante dell’isola del ferro è stata l’escursione nel parco minerario di Punta Calamita, un paesaggio al tempo stesso primordiale e post- industriale. L’arrivo al sito minerario del Vallone è una sorta di discesa su Marte, i colori sono quelli del pianeta rosso; tutti i toni dell’ocra rossa, dell’ocra gialla e le nere scorie ferrose si dispiegano al nostro sguardo. Sotto la guida di Alessandro ritroviamo il piacere infantile della caccia al minerale più bello (l’edembergite, a fibre, parente dell’amianto o la crisocolla dalle sfumature turchese?), alla pietra più luccicante (pirite, cristalli di quarzo), all’ematite colore del sangue (dal greco aima, sangue), alla limonite (ocra gialla). Alessandro, che ama dipingere, cerca qui i suoi colori – e li fa cercare ai bambini nel corso di visite e laboratori guidati – così come hanno sempre fatto i pittori, i frescanti di cui vediamo le opere nelle chiese.

Resti delle miniere di ferro

Le miniere dell’Elba sono a cielo aperto (con l’unica eccezione della galleria del Ginevro, la miniera sotterranea di magnetite più grande d’Europa), il ferro si trova in superficie. L’attività mineraria ha reso l’isola famosa, sito strategico per millenni: Greci (che chiamarono l’isola Aethalìa, la fuligginosa, a causa dei fuochi accesi per la fusione del minerale roccioso), Etruschi, Romani, Pisani e Genovesi, i signori locali Appiani, i Medici nel Rinascimento, Napoleone Bonaparte hanno sfruttato o potenziato l’estrazione del ferro. Il sito minerario di Calamita ha cessato l’attività soltanto nel 1981; gli enormi impianti per il trattamento e il trasporto a mare del minerale estratto sono ancora lì, corrosi, rugginosi dinosauri di un mondo perduto.

Napoleone all’Elba

Siamo nel bicentenario della morte del grande personaggio (1821-2021) e abbiamo incontrato le sue tracce intanto nella bandiera dell’isola, in campo bianco con striscia trasversale in rosso recante tre api dorate, inventata da Napoleone stesso con i colori imperiali e l’insetto simbolo di operosità e fedeltà. Sulla parete del romitorio annesso al Santuario di Santa Maria del Monte una lapide marmorea ricorda la presenza dell’Imperatore, che qui soggiornò (nella sua tenda da campo) dal 23 agosto al 5 settembre 1814 e utilizzò più volte, secondo le fonti dell’epoca, un telegrafo ottico a bracci articolati che il governo francese aveva fatto installare nel 1805 sul vicino Masso dell’Aquila.  A Portoferraio la residenza dei Mulini conserva la biblioteca e la scrivania utilizzate dall’Imperatore oltre al bel giardino affacciato sulla baia.

Ma dell’isola abbiamo ammirato anche il lussureggiante manto vegetativo, dove il leccio impera nella macchia mediterranea insieme a sughere, lentisco, mirto, erica, cisto, corbezzolo, pini (introdotti nel ‘900 con i programmi di riforestazione del dopoguerra); le deliziose piazze pedonali tranquille come quella di Marciana Marina, dove i bambini giocano sull’acciottolato, o la minuscola piazza in discesa di San Piero in Campo; le belle chiese romaniche di San Giovanni Battista, costruita intorno al 1150 durante il dominio pisano, di San Niccolò a San Piero in Campo, anticamente intitolata ai SS. Pietro e Paolo, che costituisce un unicum in tutto l’Arcipelago toscano perché dotata di due navate e due altari. Infine, per chi ama i bagni, molto apprezzata è stata la possibilità di fare, a ottobre, il bagno nell’acqua trasparentissima del mare elbano.

Abbiamo trascorso una settimana serena, per qualcuno di scoperte, per chi conosceva l’Elba di conferme della bellezza dell’isola, crocevia di popoli e di storia, un concentrato di altissimo valore per ambiente e geologia, giustamente e speriamo sempre più tutelato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.