Domenica 10 aprile 2022. In programma la traversata del Monte Fenera. Le condizioni meteo, il desiderio di camminare nella natura e di condividere la giornata con amici vecchi e nuovi hanno favorito le adesioni. Ci ritroviamo in 49 “caini” sul bus che ci trasporta nel Vercellese, a Bettole, frazione di Borgosesia, Bassa Valsesia. Sono poco più di 600 metri di dislivello, per una decina di chilometri, nel Parco Naturale del Monte Fenera. Numerose le grotte, rifugio nella notte dei tempi per uomini e animali. Lungo il percorso molti i pannelli didattici.
Si sale dal versante occidentale, tra i boschi di latifoglie e il sottobosco ricco di ciuffi di pungitopo, qualche anemone nemorosa, violette e tardive primule. La prolungata siccità non ha favorito la rinascita delle numerose specie floreali. Sostiamo sulla spianata antistante la grotta Belvedere, ai piedi del Rifugio GASB, che non raggiungiamo. Siamo in troppi. Superata la Grotta Tana della Volpe, il complesso della Sala del Trono e dei Pipistrelli, la Ciota Ciara e il Buco della Bondaccia, risaliamo fino alla sella. Breve visita alla Cappella di San Bernardo, 893 m. Suggestivo il punto panoramico, supportato dalle tabelle illustrative. Un ultimo strappo e siamo sulla punta Bastia, 899 m, sovrastata dalla grande croce alta una dozzina di metri.
Non siamo soli. Un socio del CAI di Varallo, Mario, che a sorpresa si è unito a noi a Fenera San Giulio, ci ha informato che è già salito il gruppo della Sezione CAI di Vercelli, mentre un altro gruppo ha scelto l’itinerario che noi percorreremo in discesa. C’è spazio per tutti. Ammiriamo il panorama sul lontano Gruppo del Monte Rosa, le vette della Svizzera e quelle della Valsesia e della Valsessera, il Mottarone. Panorama che ci è offerto dalla giornata tersa, anche a causa del vento che provoca baffi di neve all’orizzonte. Sotto di noi, a ovest, Borgosesia con quello che rimane del fiume Sesia, in alcuni punti una desolata distesa di sassi. In lontananza verso est, offuscata dalla caligine, l’immagine di una guglia, San Gaudenzio?, e un gruppo di grattacieli, Milano?. Non abbiamo il binocolo, lasciamo il tutto all’immaginazione. Lo spuntino ci ritempra.
Scendiamo dal versante orientale, tra lo sfacelo provocato dagli elementi nell’autunno del 2020. Questo a ricordarci la fragilità dell’ambiente, sempre più grave a causa dei cambiamenti climatici in corso, e la nostra difficoltà a porvi rimedio. Imponenti castagni divelti dalla furia del vento espongono enormi radici avvinghiate al poco terreno disponibile in questo ambiente calcareo. Importante l’opera di risanamento e ripristino dei sentieri e della segnaletica del CAI. Scendiamo superando i resti delle antiche cave dismesse e raggiungiamo lo spiazzo antistante la Casa del Parco. L’esemplare del taragn, antica costruzione rurale adibita a fienili, ricovero di animali e attrezzi agricoli, è ancora privo della sua copertura di paglia di segale. Un pastore maremmano, al di là dello steccato controlla questo grande gruppo da lontano. Quando nota movimenti improvvisi, si avvicina a fare il suo dovere. Le chiacchiere al sole sono piacevoli. Oggi non sono mancate e ce le concediamo ancora un poco. Superiamo la Chiesetta dell’Annunziata e un grande canneto e raggiungiamo l’autobus in località Fornacione.
La sosta a Grignasco in gelateria è gratificante, per noi e per il gestore. Rientriamo a Torino presto, c’è chi pensa alla partita da godere con calma, chi domani tornerà al lavoro non è stressato. I parchi e i viali sono gremiti in questa bella giornata di sole.
Sarebbe un bellissimo ritorno alla quasi normalità post Covid se non ci fosse la guerra, che ci fa ritornare alla triste realtà….
Daria e Beppe
Il gruppo Escursionismo TAM del CAI UGET Torino e del CAI sezione di Torino