La Montagna dei Pensieri Contraddittori

Il Monte Chersogno, con i suoi imponenti 3.026 metri, svettava irraggiungibile, quasi come un monito per chi osava sfidarlo. Ma Gianpiero, incitandoci con un pizzico di ironia, non lasciava spazio ai tentennamenti. Così, mentre Emanuele, Cristina, Costantino e Stefano salivano con baldanza come giovani stambecchi, Giorgio con il fiato corto arrancava come un mulo ostinato. E un pensiero inevitabile lo assaliva: “Ma chi me l’ha fatto fare?
La salita era una lotta costante tra il desiderio di raggiungere la vetta e il pensiero di mollare tutto e tornare indietro. Ogni passo sembrava un’impresa epica, ogni sasso un ostacolo insormontabile. Però l’esempio di Michela che saliva indomita per l’irto sentiero senza mai un lamento l’induceva a stringere i denti. E allora Giorgio continuava, spinto da quella strana forza che solo gli amanti della montagna conoscono. La stessa forza che fa ignorare i muscoli doloranti e fa sorridere all’idea di una nuova vetta da conquistare.

Finalmente, dopo ore di fatica, Gianpiero e il suo gruppo raggiunsero la cima. L’aria fresca e pura dei tremila era vivificante e gli occhi si riempivano di bellezza abbracciando con lo sguardo un panorama mozzafiato. Allora anche loro si abbracciarono congratulandosi a vicenda. In quel momento, ogni dubbio svanì. La fatica, il dolore, il “chi me l’ha fatto fare” si trasformarono in un silenzioso ma potente “ne è valsa la pena”. La vista dall’alto sembrava un quadro dipinto dagli dei, un ricordo che avrebbero serbato per sempre nel cuore.
Al ritorno si ricompattorono con il resto del gruppo, vale a dire Liliana, Ugo, Mario, Luca, e Maria Franca che avevano preferito fermarsi a godere della quieta e appagante bellezza di un delizioso laghetto alpino.
La discesa a Elva fu lunga e interminabile. Ma il bicchiere mezzo pieno fu rappresentato dal fatto che scansarono per un pelo un temporale con i fiocchi.
La cena fu squisita. E il dopo cena ancora meglio, l’evento eclatante della giornata: le danze! Michela è Gianmario non si fecero mancare niente lanciandosi in valzer vorticosi, polche binarie, inebrianti mazurche, ieratici sirtaki e uno spassoso tuca tuca.
La lunga giornata volse infine al termine e il sonno fu quasi ristoratore. Il quasi fu apportato dal russare non proprio melodioso del prode Gianpiero.
Comunque sia la mattina seguente, dopo una lauta colazione, i nostri magnifici eroi intentarono una nuova impresa: salita al colle Sampeyre (da cui sì poté vedere il Monviso in tutta la maestosità del gigante di pietra) e a Punta Nebin. Rispetto al giorno prima l’ascesa fu quasi una bazzecola.
La discesa, però, fu un’altra storia. Le gambe di Giorgio diventavano sempre più pesanti, simili a tronchi di legno. Ogni passo era un tormento, e il pensiero impietoso si riaffacciava prepotente: “Ma chi me l’ha fatto fare?” Ma in qualche modo, la valle sembrava attirarlo, quasi come un’ombra amica che gli prometteva riposo e sollievo. E quando mise a mollo i piedi nell’acqua gelida di un provvidenziale bacile di fontana si sentì rinascere.

Arrivati finalmente a Cuneo, Giorgio e i suoi compagni si sedettero, esausti ma soddisfatti, sul treno per Torino. E fu proprio in quel momento, mentre cercava di recuperava le forze e guardava i volti sorridenti dei nuovi amici, che Giorgio sentì la solita scintilla risorgere: “quando ripartiamo per la prossima avventura?” La fatica, il dolore… tutto si dissolveva nella voglia di ricominciare. Era lo spirito della montagna, quello che trasforma perfetti sconosciuti in un gruppo affiatato, unito dalla stessa folle passione.
E allora Giorgio capi che la risposta alla domanda “chi me l’ha fatto fare?”, risiedeva nella vera magia della montagna: era la montagna stessa che glielo aveva fatto fare. Grazie a tutti per la splendida gita. Ognuna di voi mi ha fatto portare a casa un dono prezioso: l’amicizia solidale!

Il gruppo Escursionismo TAM del CAI UGET Torino e del CAI sezione di Torino, sottosezione GEB, ha organizzato: 

da SABATO 27 a LUNEDI’ 29 LUGLIO 2024

3 giorni ad Elva – Viaggio in treno e sherpabus, pernottamento presso la Locanda di Elva – Difficoltà E – itinerari su 3 giorni richiedono comunque un buon allenamento

Nell’alta Valle Maira, in una verde e ridente conca di pinete, lariceti e pascoli. dominata a ovest dai monti Pelvo, Chersogno e Marchisa, e circondata a nord dai colli Bicocca e Sampeyre, a ovest dal Monte Nebin e dal colle della Cavallina, a sud dai colli S. Michele, San Giovanni, si trova l’antico abitato fondato dai Romani, Helva, citato anche dallo storico romano Tito Livio col nome di Hebutius Helva, formato da 28 borgate.